Il testo prende in esame due casi etnografici all’apparenza diversissimi tra loro – l’esperienza degli ex-combattenti dei movimenti studenteschi e rivoluzionari della Turchia degli anni Settanta e i migranti eritrei che dal Corno d’Africa attraversano il Mar Mediterraneo per approdare in Europa – con l’obiettivo di riflettere, in chiave antropologica e con un approccio vicino all’esperienza biografica, sulla dicotomia tra vivere e sopravvivere. Rispetto a un dibattito che nelle scienze sociali ha declinato il concetto di sopravvivere principalmente attraverso la lente analitica della biopolitica e della nuda vita, l’articolo propone una lettura differente. L’analisi proposta suggerisce di vedere il binomio vivere/sopravvivere non come una distinzione universale, ma come una soglia morale che prende corpo all’interno di filtri politici, di esperienze corporee, di relazioni intime e famigliari e di vincoli materiali che devono di volta in volta essere investigati, mettendo in luce come i criteri rispetto ai quali la vita umana possa essere ritenuta non una mera sopravvivenza vadano compresi in riferimento a modelli culturali d’interpretazione della vita quotidiana.
Declinare le soglie del sopravvivere. Le nostalgie degli ex-rivoluzionari turchi e le geografie del desiderio dei migranti eritrei
lorenzo d'orsi;
2018-01-01
Abstract
Il testo prende in esame due casi etnografici all’apparenza diversissimi tra loro – l’esperienza degli ex-combattenti dei movimenti studenteschi e rivoluzionari della Turchia degli anni Settanta e i migranti eritrei che dal Corno d’Africa attraversano il Mar Mediterraneo per approdare in Europa – con l’obiettivo di riflettere, in chiave antropologica e con un approccio vicino all’esperienza biografica, sulla dicotomia tra vivere e sopravvivere. Rispetto a un dibattito che nelle scienze sociali ha declinato il concetto di sopravvivere principalmente attraverso la lente analitica della biopolitica e della nuda vita, l’articolo propone una lettura differente. L’analisi proposta suggerisce di vedere il binomio vivere/sopravvivere non come una distinzione universale, ma come una soglia morale che prende corpo all’interno di filtri politici, di esperienze corporee, di relazioni intime e famigliari e di vincoli materiali che devono di volta in volta essere investigati, mettendo in luce come i criteri rispetto ai quali la vita umana possa essere ritenuta non una mera sopravvivenza vadano compresi in riferimento a modelli culturali d’interpretazione della vita quotidiana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.