Ricostruire la carriera e le opere di un artista a partire dai libri che ha letto è uno dei punti di partenza per descrivere il suo rapporto con la creazione artistica e risolvere qualche enigma. Vale per Leonardo, per Salvator Rosa, per Marina Abramović, perfino per Mario Schifano, che per la sua opera non trae spunto solo da cartelloni pubblicitari, segnaletica, copertine di dischi, riviste di musica leggera e televisione. Schifano si presenta al pubblico come illetterato e non aspira al profilo perseguito da molti artisti internazionali del Novecento: non completa la propria istruzione scolastica, non impara a dipingere in un’accademia, non manifesta aspirazioni letterarie, non si guadagna da vivere regolarmente procurandosi incarichi di insegnamento. Eppure Schifano colleziona compulsivamente libri le cui copertine, le cui pagine, le cui parole diventano iconografie, materiali, titoli. La ricostruzione della biblioteca di Schifano svela l’attenzione quotidiana dell’artista per la cultura editoriale del suo tempo e l’assimilazione non superficiale della tradizione delle fonti letterarie comuni al modernismo europeo. Non solo i tanti libri illustrati sul Futurismo, ma anche i racconti di Honoré de Balzac: Il capolavoro sconosciuto viene prima di ogni altro libro del grandissimo narratore, perché piace ai teorici del comunismo, ossessiona Picasso, e forse anche perché l’identificazione con un pittore «che dipinge sempre lo stesso quadro» è inevitabile per Schifano, che si cita fino ad autofalsificarsi per mantenere costante la domanda del mercato e pagare debiti. Schifano usa anche i libri di Goffredo Parise, Alberto Moravia, Primo Levi, Italo Calvino, Alan Alexander Milne, Maurice Merleau-Ponty, Ronald D. Laing, la collana «Psiche e coscienza» di Astrolabio e veri e propri repertori di parole come il dizionario Zingarelli e il Grande dizionario enciclopedico UTET. Lo Schifano pittore e lettore autodidatta rappresenta dunque un caso di studio esemplare che conferma, una volta di più, che la storia dell’arte moderna si scrive anche facendo la storia delle opere d’arte e dei libri altrui a cui gli artisti prestano attenzione: senza la tradizione non esiste creazione artistica.

Con lo Zingarelli sotto il braccio. I libri per Mario Schifano

Floriana Conte
2022-01-01

Abstract

Ricostruire la carriera e le opere di un artista a partire dai libri che ha letto è uno dei punti di partenza per descrivere il suo rapporto con la creazione artistica e risolvere qualche enigma. Vale per Leonardo, per Salvator Rosa, per Marina Abramović, perfino per Mario Schifano, che per la sua opera non trae spunto solo da cartelloni pubblicitari, segnaletica, copertine di dischi, riviste di musica leggera e televisione. Schifano si presenta al pubblico come illetterato e non aspira al profilo perseguito da molti artisti internazionali del Novecento: non completa la propria istruzione scolastica, non impara a dipingere in un’accademia, non manifesta aspirazioni letterarie, non si guadagna da vivere regolarmente procurandosi incarichi di insegnamento. Eppure Schifano colleziona compulsivamente libri le cui copertine, le cui pagine, le cui parole diventano iconografie, materiali, titoli. La ricostruzione della biblioteca di Schifano svela l’attenzione quotidiana dell’artista per la cultura editoriale del suo tempo e l’assimilazione non superficiale della tradizione delle fonti letterarie comuni al modernismo europeo. Non solo i tanti libri illustrati sul Futurismo, ma anche i racconti di Honoré de Balzac: Il capolavoro sconosciuto viene prima di ogni altro libro del grandissimo narratore, perché piace ai teorici del comunismo, ossessiona Picasso, e forse anche perché l’identificazione con un pittore «che dipinge sempre lo stesso quadro» è inevitabile per Schifano, che si cita fino ad autofalsificarsi per mantenere costante la domanda del mercato e pagare debiti. Schifano usa anche i libri di Goffredo Parise, Alberto Moravia, Primo Levi, Italo Calvino, Alan Alexander Milne, Maurice Merleau-Ponty, Ronald D. Laing, la collana «Psiche e coscienza» di Astrolabio e veri e propri repertori di parole come il dizionario Zingarelli e il Grande dizionario enciclopedico UTET. Lo Schifano pittore e lettore autodidatta rappresenta dunque un caso di studio esemplare che conferma, una volta di più, che la storia dell’arte moderna si scrive anche facendo la storia delle opere d’arte e dei libri altrui a cui gli artisti prestano attenzione: senza la tradizione non esiste creazione artistica.
2022
978-88-31210-20-1
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/411547
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