Il presente lavoro, composto da quattro saggi, prende le mosse dalla ben nota consonanza tra actio rhetorica e actio scaenica, sottolineata dai retori antichi, esercitata nella pratica oratoria e sublimata nella prassi scolastica mediante l’esercizio dell’etopea, per ripercorrerne gli esiti generativi nel teatro moderno. L’esercizio dell’elaborazione di un discorso figurato attribuito a soggetti del mito o della storia riproduceva, infatti, il procedimento di costruzione e interpretazione del personaggio all’interno di una fabula teatrale, fornendo alla drammaturgia, dal Rinascimento in poi, coordinate di riferimento autorevoli (1. La fortuna dell’etopea tra oratoria e teatro). In tale prospettiva, la vicenda inerente la congiura di Catilina, che anima le quattro Catilinariae di Cicerone, è considerata un valido specimen dell’interdipendenza dei due campi e del naturale passaggio sulla scena di un soggetto oratorio ampiamente studiato a scuola nel corso dei secoli. È quanto accade in età elisabettiana, quando Ben Jonson realizza la prima riscrittura teatrale della vicenda, nella tragedia dal titolo Catiline his conspiracy (2. Ben Jonson a lezione da Cicerone) e, nel XVIII secolo, quando Giambattista Casti compone un libretto, musicato da Antonio Salieri, in cui gli eventi tragici della congiura di Catilina vengono riproposti in chiave caricaturale (3. Casti, Salieri e la rivincita di Catilina). Lungo questo percorso generativo, interessanti tracce vengono ravvisate persino nell’originale psicodramma Catilina di Ibsen, composto dall’autore norvegese tra il 1848 e il 1849, a margine dello studio delle opere di Cicerone e Sallustio (4. Il tormento dell’eroe nel Catilina di Ibsen).

Catilina duplex. I trucchi dell'etopea da Cicerone a Ibsen

Antonella Tedeschi
2021-01-01

Abstract

Il presente lavoro, composto da quattro saggi, prende le mosse dalla ben nota consonanza tra actio rhetorica e actio scaenica, sottolineata dai retori antichi, esercitata nella pratica oratoria e sublimata nella prassi scolastica mediante l’esercizio dell’etopea, per ripercorrerne gli esiti generativi nel teatro moderno. L’esercizio dell’elaborazione di un discorso figurato attribuito a soggetti del mito o della storia riproduceva, infatti, il procedimento di costruzione e interpretazione del personaggio all’interno di una fabula teatrale, fornendo alla drammaturgia, dal Rinascimento in poi, coordinate di riferimento autorevoli (1. La fortuna dell’etopea tra oratoria e teatro). In tale prospettiva, la vicenda inerente la congiura di Catilina, che anima le quattro Catilinariae di Cicerone, è considerata un valido specimen dell’interdipendenza dei due campi e del naturale passaggio sulla scena di un soggetto oratorio ampiamente studiato a scuola nel corso dei secoli. È quanto accade in età elisabettiana, quando Ben Jonson realizza la prima riscrittura teatrale della vicenda, nella tragedia dal titolo Catiline his conspiracy (2. Ben Jonson a lezione da Cicerone) e, nel XVIII secolo, quando Giambattista Casti compone un libretto, musicato da Antonio Salieri, in cui gli eventi tragici della congiura di Catilina vengono riproposti in chiave caricaturale (3. Casti, Salieri e la rivincita di Catilina). Lungo questo percorso generativo, interessanti tracce vengono ravvisate persino nell’originale psicodramma Catilina di Ibsen, composto dall’autore norvegese tra il 1848 e il 1849, a margine dello studio delle opere di Cicerone e Sallustio (4. Il tormento dell’eroe nel Catilina di Ibsen).
2021
978-88-6572-212-1
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/404556
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