Gli artisti del Novecento e degli anni Duemila spesso negano collegamenti con la tradizione, con la quale in realtà sono praticamente sempre in competizione. Il nesso agonistico con la tradizione figurativa passa attraverso una museofobia dichiarata da quasi tutti gli artisti performativi. Sono centrali il ruolo della lettura e dell’istruzione nella formazione, la predilezione per le possibili forme dell’autoritratto, il particolare rapporto con il pubblico o con gli spettatori instaurato a partire dalla scelta delle parole con cui parlare (e far parlare) della propria attività artistica, il controllo della riproduzione e della conservazione delle proprie opere. Da Picasso a Ulay e a Marina Abramović, il libro offre una storia dell’arte contemporanea riletta nell’ottica delle manifestazioni performative: ne emerge l’aspirazione degli artisti a rendere l’arte immateriale degna dell’esposizione negli spazi destinati all’arte del passato, i musei, e a essere conservata (prima ancora che dalla fotografia e dalle riprese video) attraverso la fama sicura permessa alle opere dalla parola, secondo la più vasariana delle tradizioni.
Le conseguenze delle mostre. II. Dare forma al vuoto: la tradizione nella Performance Art
Floriana Conte
2021-01-01
Abstract
Gli artisti del Novecento e degli anni Duemila spesso negano collegamenti con la tradizione, con la quale in realtà sono praticamente sempre in competizione. Il nesso agonistico con la tradizione figurativa passa attraverso una museofobia dichiarata da quasi tutti gli artisti performativi. Sono centrali il ruolo della lettura e dell’istruzione nella formazione, la predilezione per le possibili forme dell’autoritratto, il particolare rapporto con il pubblico o con gli spettatori instaurato a partire dalla scelta delle parole con cui parlare (e far parlare) della propria attività artistica, il controllo della riproduzione e della conservazione delle proprie opere. Da Picasso a Ulay e a Marina Abramović, il libro offre una storia dell’arte contemporanea riletta nell’ottica delle manifestazioni performative: ne emerge l’aspirazione degli artisti a rendere l’arte immateriale degna dell’esposizione negli spazi destinati all’arte del passato, i musei, e a essere conservata (prima ancora che dalla fotografia e dalle riprese video) attraverso la fama sicura permessa alle opere dalla parola, secondo la più vasariana delle tradizioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.