In "Veniva da Mariupol" (Sie kam aus Mariupol, 2017) l’autrice/narratrice, nata in Germania da genitori di origine ucraina, si mette sulle tracce della madre, deportata in Germania come Zwangsarbeiterin. Ne emerge un impressionante e oscuro panorama del XX secolo. La giovane donna assiste alla caduta della sua famiglia aristocratica – nella quale ci sono anche antenati italiani – nel terrore stalinista, e nel 1944 arriva con il marito per il lavoro coatto in Germania, dove dopo la fine della guerra sarà una “displaced person”. Nella sua ricerca Wodin mostra come il passato e la storia, in una dimensione individuale che si fa collettiva, possano essere recuperati attraverso la narrazione da chi non è stato testimone e quali spazi di memoria transnazionali si configurino in questi drammatici movimenti da est a ovest. In questo modo si pone anche l’importante questione della natura delle dinamiche nazionali e transnazionali che possono impedire la competizione delle vittime attraverso memorie collegate: né per relativizzare la memoria della Shoah, né per banalizzare le ferite storiche di altri gruppi di vittime trascurati o rimossi dalla storia ufficiale.
“In dem Ozean vergessener Opfer die Spur einer jungen Frau zu finden". Memorie transculturali in "Sie kam aus Mariupol" di Natascha Wodin
L. Perrone Capano
2021-01-01
Abstract
In "Veniva da Mariupol" (Sie kam aus Mariupol, 2017) l’autrice/narratrice, nata in Germania da genitori di origine ucraina, si mette sulle tracce della madre, deportata in Germania come Zwangsarbeiterin. Ne emerge un impressionante e oscuro panorama del XX secolo. La giovane donna assiste alla caduta della sua famiglia aristocratica – nella quale ci sono anche antenati italiani – nel terrore stalinista, e nel 1944 arriva con il marito per il lavoro coatto in Germania, dove dopo la fine della guerra sarà una “displaced person”. Nella sua ricerca Wodin mostra come il passato e la storia, in una dimensione individuale che si fa collettiva, possano essere recuperati attraverso la narrazione da chi non è stato testimone e quali spazi di memoria transnazionali si configurino in questi drammatici movimenti da est a ovest. In questo modo si pone anche l’importante questione della natura delle dinamiche nazionali e transnazionali che possono impedire la competizione delle vittime attraverso memorie collegate: né per relativizzare la memoria della Shoah, né per banalizzare le ferite storiche di altri gruppi di vittime trascurati o rimossi dalla storia ufficiale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.