Nella città di Barletta esiste una statua colossale in bronzo, raffigurante un imperatore bizantino conosciuto come Eraclio . Nonostante l’eccezionalità del manufatto – unico bronzo tardoantico ancora esposto all’aperto - negli ultimi anni non si sono registrati significativi interventi critici, a causa di una sorta di impasse della ricerca dovuta alle troppe ipotesi messe in campo circa la sua identità e il suo arrivo nella cittadina pugliese. Su questa ‘seconda vita’ del Colosso si incentra il presente contributo, che ripercorre le fonti documentarie, letterarie e figurative delle complesse vicende della statua, dei suoi spostamenti e della collocazione dinanzi alla chiesa del Santo Sepolcro. L’inserimento con funzione di arredo urbano del colosso identificato come l’imperatore Eraclio (610 641), ovvero colui che aveva riconquistato ai Persiani il sacro legno della croce restituendolo alla chiesa di Gerusalemme trova la sua motivazione nel rapporto ‘intimo’ che l’opera stabilisce con l’edificio dinanzi al quale è collocata, simbolo degli intensi rapporti che legarono la città costiera all’Outremer crociato. La ripresa del culto della croce e della ‘nuova’ propaganda contro l’avanzata dei Turchi Ottomani sui Balcani e la minaccia, concretizzatasi nel 1453, di giungere a Costantinopoli sono tra le motivazioni di tale trasferimento. La ricostruzione di queste vicende sono anche l’occasione per presentare alcune inedite raffigurazioni del Colosso a partire del XVII secolo .
Note sul Colosso di Barletta
DEROSA, Luisa Maria Sterpeta
2017-01-01
Abstract
Nella città di Barletta esiste una statua colossale in bronzo, raffigurante un imperatore bizantino conosciuto come Eraclio . Nonostante l’eccezionalità del manufatto – unico bronzo tardoantico ancora esposto all’aperto - negli ultimi anni non si sono registrati significativi interventi critici, a causa di una sorta di impasse della ricerca dovuta alle troppe ipotesi messe in campo circa la sua identità e il suo arrivo nella cittadina pugliese. Su questa ‘seconda vita’ del Colosso si incentra il presente contributo, che ripercorre le fonti documentarie, letterarie e figurative delle complesse vicende della statua, dei suoi spostamenti e della collocazione dinanzi alla chiesa del Santo Sepolcro. L’inserimento con funzione di arredo urbano del colosso identificato come l’imperatore Eraclio (610 641), ovvero colui che aveva riconquistato ai Persiani il sacro legno della croce restituendolo alla chiesa di Gerusalemme trova la sua motivazione nel rapporto ‘intimo’ che l’opera stabilisce con l’edificio dinanzi al quale è collocata, simbolo degli intensi rapporti che legarono la città costiera all’Outremer crociato. La ripresa del culto della croce e della ‘nuova’ propaganda contro l’avanzata dei Turchi Ottomani sui Balcani e la minaccia, concretizzatasi nel 1453, di giungere a Costantinopoli sono tra le motivazioni di tale trasferimento. La ricostruzione di queste vicende sono anche l’occasione per presentare alcune inedite raffigurazioni del Colosso a partire del XVII secolo .I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.