Il rinvenimento, dopo il recente crollo della parte sommitale del campanile della chiesa matrice di Noci ( 2012) e il successivo restauro, di una serie di frammenti lapidei utilizzati come materiali di riempimento all’interno della guglia settecentesca, ha consentito di ricostruire l’attività della bottega che lavorò al servizio di Giulio Antonio Acquaviva D’Aragona committente della ricostruzione della fabbrica, insieme alla moglie Caterina Del Balzo Orsini. In particolare lo studio si focalizza sul portale principale dell’edificio, unico nel suo genere in Puglia, attribuibile alle stesse maestranze autrici dei frammenti lapidei. Lo studio si focalizza sulla tipologia dell’opera, che riprende modelli di origine orientale affermatisi principalmente a Venezia a partire dal Duecento - ma con maggiore diffusione tra XIV e XV secolo - adottati con numerose varianti lungo tutta l’area adriatica fino ai più tardi esiti della cattedrale di Ostuni. Considerando le imprese patrocinate da Giulio Antonio nei feudi abruzzesi è verosimile che temi e modelli di quest’opera e degli stessi frammenti lapidei rinvenuti, siano giunti in Puglia attraverso la direttrice abruzzese. La cultura della bottega che lavorò per il potente feudatario riflette il gusto arcaicizzante coerente ad altre committenze Acquaviva D’Aragona, influenzate dall’ambiente artistico gravitante intorno alla figura di Giovanni Antonio del Balzo Orsini e ai sepolcri orsiniani di Santa Caterina di Galatina.

Note su alcuni ritrovamenti nel campanile di Noci

Luisa Derosa
2016-01-01

Abstract

Il rinvenimento, dopo il recente crollo della parte sommitale del campanile della chiesa matrice di Noci ( 2012) e il successivo restauro, di una serie di frammenti lapidei utilizzati come materiali di riempimento all’interno della guglia settecentesca, ha consentito di ricostruire l’attività della bottega che lavorò al servizio di Giulio Antonio Acquaviva D’Aragona committente della ricostruzione della fabbrica, insieme alla moglie Caterina Del Balzo Orsini. In particolare lo studio si focalizza sul portale principale dell’edificio, unico nel suo genere in Puglia, attribuibile alle stesse maestranze autrici dei frammenti lapidei. Lo studio si focalizza sulla tipologia dell’opera, che riprende modelli di origine orientale affermatisi principalmente a Venezia a partire dal Duecento - ma con maggiore diffusione tra XIV e XV secolo - adottati con numerose varianti lungo tutta l’area adriatica fino ai più tardi esiti della cattedrale di Ostuni. Considerando le imprese patrocinate da Giulio Antonio nei feudi abruzzesi è verosimile che temi e modelli di quest’opera e degli stessi frammenti lapidei rinvenuti, siano giunti in Puglia attraverso la direttrice abruzzese. La cultura della bottega che lavorò per il potente feudatario riflette il gusto arcaicizzante coerente ad altre committenze Acquaviva D’Aragona, influenzate dall’ambiente artistico gravitante intorno alla figura di Giovanni Antonio del Balzo Orsini e ai sepolcri orsiniani di Santa Caterina di Galatina.
2016
978-88-8431-632-5
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