In questo testo si propone una breve analisi del documento redatto dalla Commissione Europea “Innovating for Sustainable Growth: A Bioeconomy for Europe”. A tale scopo, è stata usata una metodologia induttiva e multiscalare, associata a un approccio critico, paradigmatico e decostruzionista. Particolare attenzione è stata data al linguaggio in quanto strumento capace di influenzare le percezioni individuali e l’immaginario collettivo che, a loro volta, sono alla base delle idee, decisioni e azioni di singoli e gruppi sociali. I principali risultati di tale studio riguardano la matrice ideologica e concettuale, la relazione popolazione-risorse e il processo di partecipazione. Nel testo si sostiene che l’approccio antropocentrico e tecnocentrico, così come la visione neoliberalista, sui quali si fonda il piano proposto dalla Commissione Europea, sono le stesse alla base sia dell’economia “fossile” che dello sviluppo del più recente settore delle bioenergie. Quest’ultimo potrebbe offrire importanti lezioni per evitare errori, contraddizioni e paradossi. Inoltre, l’asimmetria riguardante sia la distribuzione della biomassa e sia il livello avanzato di conoscenza tecnologica, potrebbe portare a nuove forme di sfruttamento ecologico, dominazione economica e relazioni di potere a differenti livelli della scala spaziale, mettendo ulteriormente in discussione la sovranità territoriale in genere, e degli Stati in particolare, aumentando i motivi di tensione e conflitti. Infine, si rileva come il modello di bio-economia proposto dalla Commissione Europea non possa essere considerato una rivoluzione economica (come rappresentato in alcuni contesti) poiché è focalizzato essenzialmente sul lato dell’offerta a supporto della domanda di mercato e della crescita economica, senza prendere in alcuna considerazione la scala e il modello di produzione. Così, esso appare semplicemente come una delle diverse fasi della “rivoluzione industriale” caratterizzata, in questo caso, dal cambiamento delle fonti energetiche e di materia prima, non più fossili ma biologiche. Per tutte queste ragioni, è molto importante che i processi di scelta siano democratici, portando nei Parlamenti degli Stati membri la discussione sulla politica per l’implementazione della bioeconomia in Europa, nonché promuovendo un ampio dibattito pubblico sulle prospettive e gli effetti di tale scelta. Al riguardo, questo studio potrebbe contribuire ad assumere una prospettiva sistemica nei processi di valutazione e decisionali, e nelle politiche governative.
Innovating for sustainable growth. A bioeconomy for Europe. Un punto di vista geografico-economico critico
Margherita Ciervo
2018-01-01
Abstract
In questo testo si propone una breve analisi del documento redatto dalla Commissione Europea “Innovating for Sustainable Growth: A Bioeconomy for Europe”. A tale scopo, è stata usata una metodologia induttiva e multiscalare, associata a un approccio critico, paradigmatico e decostruzionista. Particolare attenzione è stata data al linguaggio in quanto strumento capace di influenzare le percezioni individuali e l’immaginario collettivo che, a loro volta, sono alla base delle idee, decisioni e azioni di singoli e gruppi sociali. I principali risultati di tale studio riguardano la matrice ideologica e concettuale, la relazione popolazione-risorse e il processo di partecipazione. Nel testo si sostiene che l’approccio antropocentrico e tecnocentrico, così come la visione neoliberalista, sui quali si fonda il piano proposto dalla Commissione Europea, sono le stesse alla base sia dell’economia “fossile” che dello sviluppo del più recente settore delle bioenergie. Quest’ultimo potrebbe offrire importanti lezioni per evitare errori, contraddizioni e paradossi. Inoltre, l’asimmetria riguardante sia la distribuzione della biomassa e sia il livello avanzato di conoscenza tecnologica, potrebbe portare a nuove forme di sfruttamento ecologico, dominazione economica e relazioni di potere a differenti livelli della scala spaziale, mettendo ulteriormente in discussione la sovranità territoriale in genere, e degli Stati in particolare, aumentando i motivi di tensione e conflitti. Infine, si rileva come il modello di bio-economia proposto dalla Commissione Europea non possa essere considerato una rivoluzione economica (come rappresentato in alcuni contesti) poiché è focalizzato essenzialmente sul lato dell’offerta a supporto della domanda di mercato e della crescita economica, senza prendere in alcuna considerazione la scala e il modello di produzione. Così, esso appare semplicemente come una delle diverse fasi della “rivoluzione industriale” caratterizzata, in questo caso, dal cambiamento delle fonti energetiche e di materia prima, non più fossili ma biologiche. Per tutte queste ragioni, è molto importante che i processi di scelta siano democratici, portando nei Parlamenti degli Stati membri la discussione sulla politica per l’implementazione della bioeconomia in Europa, nonché promuovendo un ampio dibattito pubblico sulle prospettive e gli effetti di tale scelta. Al riguardo, questo studio potrebbe contribuire ad assumere una prospettiva sistemica nei processi di valutazione e decisionali, e nelle politiche governative.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.