L’attività ippoterapeutica da circa trenta anni, in Italia, cerca di implementarsi in contesti “di aiuto alla persona” presentandosi come attività educativa, riabilitativa e terapeutica che possa facilitare processi d’integrazione, percorsi di cambiamento e di cura del progetto di vita del disabile. Un percorso di integrazione irto di ostacoli, di barriere culturali, di errate politiche assistenziali, e di risposte inadeguate. Nella prima parte: IPPOTERAPIA: ALCUNE DIMENSIONI LEGISLATIVE si descrive il clima culturale in cui da tempo l’ippoterapia è riuscita a ritagliarsi una nicchia d’intervento non riconosciuta dai regolamenti ma che profondamente incide nella relazione con i contesti, con le persone, con le professionalità e con la disabilità. Nella seconda parte: IPPOTERAPIA E LO STATUTO POSITIVO DELL’ALTRO si descrive come l’ippoterapia rientri a pieno titolo nell’ambito della pedagogia speciale, che ben si sa oggi, è tesa sempre più al recupero di quelle informazioni scientifiche sulla eziologia del danno, al fine di formulare un quadro gnoseologico delle difficoltà presenti nei soggetti oltre che la conoscenza delle qualità residue disponibili e da recuperare. Se in un primo tempo si poteva pensare che l’utilità del cavallo fosse assimilabile solo all’organizzazione di attività ludiche e ricreative pensando che l’aspetto educativo e terapeutico- riabilitativo fosse piuttosto intuitivo ed anche quasi “auspicabile” come possibile ricaduta, lentamente l’impiego è risultato più mediato ed anche più studiato, fino ad essere considerata a tutti gli affetti un’attività educativa, riabilitativa e terapeutica che contribuisce ad attivare due processi fondamentali per la persona: un processo di riposizionamento e un processo di riconoscimento. In tal senso due sono i concetti chiave che vengono esplicitati nella seconda parte del libro: - Lo statuto positivo dell’altro come un punto di riferimento sostanziale per il superamento dei limiti; - Lo statuto positivo della difficoltà permette di ridurre l’handicap che costituisce il disagio, e ridurre l’handicap che è il disagio. Tali concetti guidano tutta l’impostazione di un’attività ippoterapeutica, rappresentano gli elementi strategicamente relazionali e progettuali nella costruzione di un ambiente d’apprendimento. È necessario impostare per il disabile tutta l’attività ippoterapeutica come una necessità di conquista e non come una benevola accettazione, con ottimismo progettuale e non come semplice passatempo. Nella terza parte: PROGETTAZIONE, VALUTAZIONE E RICERCHE si affronta il tema della progettazione di un’attività d’ippoterapia individuando nella “formazione emozionale” il tassello principale da tener presente. Quando ci si relaziona con il mondo animale il linguaggio comune è quello non verbale, emozionale – relazionale. Alla base della “pet therapy” c’è proprio il riattivare nelle relazioni il mondo emozionale come creatore di benessere personale. Una buona integrazione emotivo - affettiva, che comporti la strutturazione di un valido senso di Sé e di un chiaro sentimento di autovalorizzazione e di senso di adeguatezza al proprio ruolo, diventa essenziale per sviluppare le potenzialità psico-mentali e, soprattutto, per stimolare la crescita e l’adeguamento socio-relazionale. Nell’ippoterapia come per altre attività formative, non solo si conferisce la pari dignità dell’emozionale nella relazione con il razionale, ma si considera la sfera emozionale come la risorsa principale per creare le condizioni di sviluppo e/o cambiamento. In questo capitolo, inoltre, vengono passati in rassegna i soggetti della progettazione di un’attività di ippoterapia: la “rete sociale” in cui è inserito il disabile, il setting ippoterapeutico – formativo, l’equipe d’intervento, il ruolo dell’equipe, il cavallo come co-terapeuta. Nell’ultima parte si affronta il tema dell’ippoterapia come una “esperienza trasformazionale valutabile”. Si porta ad esempio l’esperienza di un progetto “Ippoterapia e disabilità in soggetti adulti” vissuta presso il Centro d’Ippoterapia dell’Istituto di Riabilitazione dei Padri Trinitari di Gagliano del Capo (Lecce). Si descrive il tipo di valutazione adottata, il contesto dell’intervento, il progetto, la creazione di uno strumento di monitoraggio e valutazione del cambiamento, i casi clinici presi in esame e l’interpretazione dei risultati ottenuti.

Saggio introduttivo

DEL GOTTARDO E
2010-01-01

Abstract

L’attività ippoterapeutica da circa trenta anni, in Italia, cerca di implementarsi in contesti “di aiuto alla persona” presentandosi come attività educativa, riabilitativa e terapeutica che possa facilitare processi d’integrazione, percorsi di cambiamento e di cura del progetto di vita del disabile. Un percorso di integrazione irto di ostacoli, di barriere culturali, di errate politiche assistenziali, e di risposte inadeguate. Nella prima parte: IPPOTERAPIA: ALCUNE DIMENSIONI LEGISLATIVE si descrive il clima culturale in cui da tempo l’ippoterapia è riuscita a ritagliarsi una nicchia d’intervento non riconosciuta dai regolamenti ma che profondamente incide nella relazione con i contesti, con le persone, con le professionalità e con la disabilità. Nella seconda parte: IPPOTERAPIA E LO STATUTO POSITIVO DELL’ALTRO si descrive come l’ippoterapia rientri a pieno titolo nell’ambito della pedagogia speciale, che ben si sa oggi, è tesa sempre più al recupero di quelle informazioni scientifiche sulla eziologia del danno, al fine di formulare un quadro gnoseologico delle difficoltà presenti nei soggetti oltre che la conoscenza delle qualità residue disponibili e da recuperare. Se in un primo tempo si poteva pensare che l’utilità del cavallo fosse assimilabile solo all’organizzazione di attività ludiche e ricreative pensando che l’aspetto educativo e terapeutico- riabilitativo fosse piuttosto intuitivo ed anche quasi “auspicabile” come possibile ricaduta, lentamente l’impiego è risultato più mediato ed anche più studiato, fino ad essere considerata a tutti gli affetti un’attività educativa, riabilitativa e terapeutica che contribuisce ad attivare due processi fondamentali per la persona: un processo di riposizionamento e un processo di riconoscimento. In tal senso due sono i concetti chiave che vengono esplicitati nella seconda parte del libro: - Lo statuto positivo dell’altro come un punto di riferimento sostanziale per il superamento dei limiti; - Lo statuto positivo della difficoltà permette di ridurre l’handicap che costituisce il disagio, e ridurre l’handicap che è il disagio. Tali concetti guidano tutta l’impostazione di un’attività ippoterapeutica, rappresentano gli elementi strategicamente relazionali e progettuali nella costruzione di un ambiente d’apprendimento. È necessario impostare per il disabile tutta l’attività ippoterapeutica come una necessità di conquista e non come una benevola accettazione, con ottimismo progettuale e non come semplice passatempo. Nella terza parte: PROGETTAZIONE, VALUTAZIONE E RICERCHE si affronta il tema della progettazione di un’attività d’ippoterapia individuando nella “formazione emozionale” il tassello principale da tener presente. Quando ci si relaziona con il mondo animale il linguaggio comune è quello non verbale, emozionale – relazionale. Alla base della “pet therapy” c’è proprio il riattivare nelle relazioni il mondo emozionale come creatore di benessere personale. Una buona integrazione emotivo - affettiva, che comporti la strutturazione di un valido senso di Sé e di un chiaro sentimento di autovalorizzazione e di senso di adeguatezza al proprio ruolo, diventa essenziale per sviluppare le potenzialità psico-mentali e, soprattutto, per stimolare la crescita e l’adeguamento socio-relazionale. Nell’ippoterapia come per altre attività formative, non solo si conferisce la pari dignità dell’emozionale nella relazione con il razionale, ma si considera la sfera emozionale come la risorsa principale per creare le condizioni di sviluppo e/o cambiamento. In questo capitolo, inoltre, vengono passati in rassegna i soggetti della progettazione di un’attività di ippoterapia: la “rete sociale” in cui è inserito il disabile, il setting ippoterapeutico – formativo, l’equipe d’intervento, il ruolo dell’equipe, il cavallo come co-terapeuta. Nell’ultima parte si affronta il tema dell’ippoterapia come una “esperienza trasformazionale valutabile”. Si porta ad esempio l’esperienza di un progetto “Ippoterapia e disabilità in soggetti adulti” vissuta presso il Centro d’Ippoterapia dell’Istituto di Riabilitazione dei Padri Trinitari di Gagliano del Capo (Lecce). Si descrive il tipo di valutazione adottata, il contesto dell’intervento, il progetto, la creazione di uno strumento di monitoraggio e valutazione del cambiamento, i casi clinici presi in esame e l’interpretazione dei risultati ottenuti.
2010
978-88-6081-647-4
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/389456
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