Alfred Döblin è, accanto a Herwarth Walden, la figura centrale della ricezione del futurismo italiano all’interno dei circoli del primo espressionismo. In quello che si può considerare per molti versi un romanzo futurista, ovvero “Berge Meere und Giganten”, composto tra il 1921 e il 1923, pubblicato nel 1924 e poi ripubblicato nel 1932 in una versione ridotta con il titolo “Giganten” (che compare anche in traduzione italiana già nel 1934) i principi futuristi della depersonalizzazione, dell’annullamento della dimensione psicologica e della linearità della fabula vengono riutilizzati in un testo che presenta una società affetta da una crescita inarrestabile, dall’estensione dei nuovi agglomerati urbani le cui energie e tensioni vengono incanalate nella gigantesca impresa di trasformare i ghiacci della Groenlandia in terra di fuoco con i potenti strumenti della tecnica che trascina i popoli con la sua capacità di fascinazione. Nell’interscambio tra natura e tecnica, tra arte e scienza, si dispiega il potenziale umano e culturale di questa impresa vertiginosa e visionaria che cerca di collegare le polarità separate e si avventura su terreni rischiosi uscendo sia dal chiuso dell’arte che dai laboratori tecnico-scientifici per straripare nel tutto in divenire.
Alfred Döblin e l’avanguardia futurista. L’uomo nuovo tra natura e tecnologia in “Berge Meere und Giganten”
Lucia Perrone Capano
2020-01-01
Abstract
Alfred Döblin è, accanto a Herwarth Walden, la figura centrale della ricezione del futurismo italiano all’interno dei circoli del primo espressionismo. In quello che si può considerare per molti versi un romanzo futurista, ovvero “Berge Meere und Giganten”, composto tra il 1921 e il 1923, pubblicato nel 1924 e poi ripubblicato nel 1932 in una versione ridotta con il titolo “Giganten” (che compare anche in traduzione italiana già nel 1934) i principi futuristi della depersonalizzazione, dell’annullamento della dimensione psicologica e della linearità della fabula vengono riutilizzati in un testo che presenta una società affetta da una crescita inarrestabile, dall’estensione dei nuovi agglomerati urbani le cui energie e tensioni vengono incanalate nella gigantesca impresa di trasformare i ghiacci della Groenlandia in terra di fuoco con i potenti strumenti della tecnica che trascina i popoli con la sua capacità di fascinazione. Nell’interscambio tra natura e tecnica, tra arte e scienza, si dispiega il potenziale umano e culturale di questa impresa vertiginosa e visionaria che cerca di collegare le polarità separate e si avventura su terreni rischiosi uscendo sia dal chiuso dell’arte che dai laboratori tecnico-scientifici per straripare nel tutto in divenire.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.