L’Unione Europea è nata da un progetto comune volto a garantire pace e prosperità fra i paesi europei, quando era ancora vivo il ricordo della Seconda Guerra Mondiale. L’Unione Monetaria era attesa come il coronamento di questo progetto. I trenta anni di integrazione che abbiamo alle spalle raccontano, tuttavia, una storia molto diversa: bassa crescita, crescenti diseguaglianze fra paesi e all’interno dei paesi. Diseguaglianze che alimentano delusione, acrimonia e dissenso. Uno spettro si aggira per l’Europa, quello del conflitto e della dis-unione. Dopo la lunga fase liberista degli ultimi decenni, che prometteva di diffondere a tutti i frutti del mercato, economisti e politici sembrano rispolverare vecchie teorie economiche che si riteneva ormai screditate per sempre. Come ci ricorda Amartya Sen, nulla è oggi così importante come capire (e riconoscere) ciò che è andato così storto nell'attuazione della grande visione di un'Europa unita. Sono ormai molti gli studi che cercano di fornire una risposta a tale quesito partendo dall’analisi della crisi, delle politiche miopi che sono state adottate in Europa per contrastarla, dei problemi che sono stati creati, delle sofferenze e dei costi che sono stati inflitti ai cittadini di molti paesi. Questo libro cerca invece di ricostruire le radici lontane della crisi attuale: investigare il complesso di fattori che hanno portato all’accumularsi degli squilibri ben prima della formazione dell’Unione Monetaria, e che si sono tradotti nella fragilità crescente dei paesi del sud dell’Europa. Potremmo dire che il libro offre la cronaca di una crisi annunciata. Ma, poiché non vi sono nella storia sentieri lineari ed esiti predefiniti, si esplora il complesso delle ragioni, politiche ed economiche, e i conflitti di interesse, nazionali e globali, che hanno contribuito a tracciare il processo di ‘Europeizzazione’, mettendo in rilievo i momenti di svolta, quando si sarebbero potute prendere strade diverse, e cercando di capire i motivi per cui sono state tralasciate. Si spiega così il processo di integrazione, le sue accelerazioni e i suoi rallentamenti, come il riflesso dell’evolversi degli interessi particolari e delle risposte dei singoli stati alle trasformazioni del capitalismo globale: finanziarizzazione, globalizzazione, aumento della disoccupazione e delle diseguaglianze, ma anche crollo del comunismo e espansione a est dell’industria europea. Invece della convergenza tra le economie europee, il modello di crescita su cui, sin dalla sua nascita, si è poggiata l’Unione Monetaria, con il predominio della finanza e delle esportazioni, ha prodotto il risultato opposto: crescente divergenza tra aree deboli ed aree forti ed emergere di due periferie, una a sud e una a est. Periferie che si trovano su traiettorie di crescita molto diverse, ma che condividono un tratto comune: la fragilità e la dipendenza nei confronti del centro dell’Unione, la Germania. La sintesi di questo complesso di forze trova la sua forma concreta in istituzioni, quelle economiche e monetarie dell’Unione, rispondenti al paradigma neoliberale - libertà di movimento dei capitali, vincoli all’intervento pubblico, indipendenza della banca centrale, flessibilità del mercato del lavoro- e alla convinzione che l’economia – intesa come insieme di regole – possa dettar legge alla società. Il libro fornisce gli strumenti per comprendere perché il progetto europeo è pervenuto alla crisi attuale, offrendo un quadro interpretativo che tiene assieme la storia, la politica e l’economia e nell’ambito del quale le cause di lungo periodo della divergenza si collegano all’attuale geografia dei divari economici tra i paesi europei e alle diseguaglianze presenti al loro interno. Cercando di capire ‘cosa è andato così storto’, il libro traccia le possibili vie di uscita dall’attuale situazione di stallo del progetto europeo indicando, soprattutto, la necessità di un ribilanciamento degli squilibri strutturali oggi presenti in Europa.

Un’unione divisiva. Una prospettiva centro-periferia della crisi europea

Giuseppe Celi;
2020-01-01

Abstract

L’Unione Europea è nata da un progetto comune volto a garantire pace e prosperità fra i paesi europei, quando era ancora vivo il ricordo della Seconda Guerra Mondiale. L’Unione Monetaria era attesa come il coronamento di questo progetto. I trenta anni di integrazione che abbiamo alle spalle raccontano, tuttavia, una storia molto diversa: bassa crescita, crescenti diseguaglianze fra paesi e all’interno dei paesi. Diseguaglianze che alimentano delusione, acrimonia e dissenso. Uno spettro si aggira per l’Europa, quello del conflitto e della dis-unione. Dopo la lunga fase liberista degli ultimi decenni, che prometteva di diffondere a tutti i frutti del mercato, economisti e politici sembrano rispolverare vecchie teorie economiche che si riteneva ormai screditate per sempre. Come ci ricorda Amartya Sen, nulla è oggi così importante come capire (e riconoscere) ciò che è andato così storto nell'attuazione della grande visione di un'Europa unita. Sono ormai molti gli studi che cercano di fornire una risposta a tale quesito partendo dall’analisi della crisi, delle politiche miopi che sono state adottate in Europa per contrastarla, dei problemi che sono stati creati, delle sofferenze e dei costi che sono stati inflitti ai cittadini di molti paesi. Questo libro cerca invece di ricostruire le radici lontane della crisi attuale: investigare il complesso di fattori che hanno portato all’accumularsi degli squilibri ben prima della formazione dell’Unione Monetaria, e che si sono tradotti nella fragilità crescente dei paesi del sud dell’Europa. Potremmo dire che il libro offre la cronaca di una crisi annunciata. Ma, poiché non vi sono nella storia sentieri lineari ed esiti predefiniti, si esplora il complesso delle ragioni, politiche ed economiche, e i conflitti di interesse, nazionali e globali, che hanno contribuito a tracciare il processo di ‘Europeizzazione’, mettendo in rilievo i momenti di svolta, quando si sarebbero potute prendere strade diverse, e cercando di capire i motivi per cui sono state tralasciate. Si spiega così il processo di integrazione, le sue accelerazioni e i suoi rallentamenti, come il riflesso dell’evolversi degli interessi particolari e delle risposte dei singoli stati alle trasformazioni del capitalismo globale: finanziarizzazione, globalizzazione, aumento della disoccupazione e delle diseguaglianze, ma anche crollo del comunismo e espansione a est dell’industria europea. Invece della convergenza tra le economie europee, il modello di crescita su cui, sin dalla sua nascita, si è poggiata l’Unione Monetaria, con il predominio della finanza e delle esportazioni, ha prodotto il risultato opposto: crescente divergenza tra aree deboli ed aree forti ed emergere di due periferie, una a sud e una a est. Periferie che si trovano su traiettorie di crescita molto diverse, ma che condividono un tratto comune: la fragilità e la dipendenza nei confronti del centro dell’Unione, la Germania. La sintesi di questo complesso di forze trova la sua forma concreta in istituzioni, quelle economiche e monetarie dell’Unione, rispondenti al paradigma neoliberale - libertà di movimento dei capitali, vincoli all’intervento pubblico, indipendenza della banca centrale, flessibilità del mercato del lavoro- e alla convinzione che l’economia – intesa come insieme di regole – possa dettar legge alla società. Il libro fornisce gli strumenti per comprendere perché il progetto europeo è pervenuto alla crisi attuale, offrendo un quadro interpretativo che tiene assieme la storia, la politica e l’economia e nell’ambito del quale le cause di lungo periodo della divergenza si collegano all’attuale geografia dei divari economici tra i paesi europei e alle diseguaglianze presenti al loro interno. Cercando di capire ‘cosa è andato così storto’, il libro traccia le possibili vie di uscita dall’attuale situazione di stallo del progetto europeo indicando, soprattutto, la necessità di un ribilanciamento degli squilibri strutturali oggi presenti in Europa.
2020
978-8815286024
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/383331
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