La lunga esperienza di inferiorità sociale della donna per secoli le ha finanche sottratto la gestione di ambiti da sempre considerati di pertinenza femminile – la gravidanza, il parto e la cura dei figli – ad oggi tra le esperienze ancora poco concettualizzate dalle madri. A partire dall’analisi della riduzione del sapere materno al principio della “naturalità” della cura femminile, che in molti casi ha indotto a penalizzare le donne senza figli o quelle con figli illegittimi, il contributo approfondisce il fenomeno dell’infanzia abbandonata, che da sempre cammina di pari passo con la storia della maternità, per sottrarre la storia dell’abbandono alla limitante categoria della maternità incompetente. Frequentemente conseguenza di scelte forzate e di grandi sofferenze, l’abbandono, vissuto nella più totale solitudine, appariva spesso, per le madri, l’unica soluzione possibile alla sopravvivenza dei loro figli. Assordante il rumore di questo vuoto, che tanto silente non è, come testimonia il ritrovamento, tra le fasce dei neonati, di cartule con note di raccomandazione e di svariati segni di riconoscimento, che a distanza di secoli intendono ridare voce a quelle madri troppo spesso descritte come “spietatamente cattive” e, invece, bisognose di legami duraturi con i figli, che avrebbero voluto riprendere con sé, se solo le condizioni economiche e familiari lo avessero permesso.

La maternità illegittima tra solitudine e negazione. Storie di donne abbandonate

B. De Serio
2019-01-01

Abstract

La lunga esperienza di inferiorità sociale della donna per secoli le ha finanche sottratto la gestione di ambiti da sempre considerati di pertinenza femminile – la gravidanza, il parto e la cura dei figli – ad oggi tra le esperienze ancora poco concettualizzate dalle madri. A partire dall’analisi della riduzione del sapere materno al principio della “naturalità” della cura femminile, che in molti casi ha indotto a penalizzare le donne senza figli o quelle con figli illegittimi, il contributo approfondisce il fenomeno dell’infanzia abbandonata, che da sempre cammina di pari passo con la storia della maternità, per sottrarre la storia dell’abbandono alla limitante categoria della maternità incompetente. Frequentemente conseguenza di scelte forzate e di grandi sofferenze, l’abbandono, vissuto nella più totale solitudine, appariva spesso, per le madri, l’unica soluzione possibile alla sopravvivenza dei loro figli. Assordante il rumore di questo vuoto, che tanto silente non è, come testimonia il ritrovamento, tra le fasce dei neonati, di cartule con note di raccomandazione e di svariati segni di riconoscimento, che a distanza di secoli intendono ridare voce a quelle madri troppo spesso descritte come “spietatamente cattive” e, invece, bisognose di legami duraturi con i figli, che avrebbero voluto riprendere con sé, se solo le condizioni economiche e familiari lo avessero permesso.
2019
978-884675664-0
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