Muovendo dalle evidenze della neuroscienze a proposito della rilevanza della dimensione “joyful” nei processi di insegnamento ed apprendimento, è possibile fondare scientificamente l’isomorfismo – intuito da tempo dalla letteratura filosofica e pedagogica - tra gioco e conoscenza, estetica e scienza. Pertanto, la riflessione neuropedagogica intorno ai nessi tra saperi e relazione, considera la dimensione “estetica” della formazione dell’insegnante come intreccio, epistemologico e didattico, tra forma e contenuto, episteme e pathos, didattiche disciplinari e prospettiva meta della didattica. La dimensione “joyful” dunque, neurobiologicamente connotata, non coincide con la leggerezza e con lo stemperamento del sapere ma con la comprensione della sua complessità. L’approdo, et teoretico et metodologico, si sostanzia nella dimensione sistemico-costruttivitica della progettazione estetica di ogni disciplina. E, prima ancora, con la presa in carico della formazione epistemologica del docente, dello sviluppo del deuteroapprendimento dell’insegnante stesso e con la promozione della “conoscenza-della-conoscenza” di chi insegna, non solo di chi apprende, ovvero: itinerari di consapevolezza e sviluppo delle Estetiche Professionali. Come è possibile insegnare agli insegnanti la cura della dimensione estetica propria nonché del sapere stesso?

Il paradosso di quel che sembra sia impossibile insegnare (agli insegnanti): dal joyful learning alle epistemologie professionali, una interrogazione estetica intorno alla formazione dei docenti

antonia chiara scardicchio
2018-01-01

Abstract

Muovendo dalle evidenze della neuroscienze a proposito della rilevanza della dimensione “joyful” nei processi di insegnamento ed apprendimento, è possibile fondare scientificamente l’isomorfismo – intuito da tempo dalla letteratura filosofica e pedagogica - tra gioco e conoscenza, estetica e scienza. Pertanto, la riflessione neuropedagogica intorno ai nessi tra saperi e relazione, considera la dimensione “estetica” della formazione dell’insegnante come intreccio, epistemologico e didattico, tra forma e contenuto, episteme e pathos, didattiche disciplinari e prospettiva meta della didattica. La dimensione “joyful” dunque, neurobiologicamente connotata, non coincide con la leggerezza e con lo stemperamento del sapere ma con la comprensione della sua complessità. L’approdo, et teoretico et metodologico, si sostanzia nella dimensione sistemico-costruttivitica della progettazione estetica di ogni disciplina. E, prima ancora, con la presa in carico della formazione epistemologica del docente, dello sviluppo del deuteroapprendimento dell’insegnante stesso e con la promozione della “conoscenza-della-conoscenza” di chi insegna, non solo di chi apprende, ovvero: itinerari di consapevolezza e sviluppo delle Estetiche Professionali. Come è possibile insegnare agli insegnanti la cura della dimensione estetica propria nonché del sapere stesso?
2018
978-88-6760-547-7
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