In che maniera il potenziamento della fase delle indagini preliminari ha inciso sul danno da attività giudiziaria? In che modo ne ha aggravato l’incidenza concreta? Per rispondere a queste domande dobbiamo guardare alle fattispecie produttive di danno e alla loro operatività nella fase procedimentale. Tali fattispecie possono essere ricomprese in due grandi categorie: quelle del danno derivante da inclusione nel processo e quelle del danno derivante da esclusione dal processo (più in particolare, da alcune sue attività caratterizzanti). Il pregiudizio, difatti, può scaturire sic et simpliciter dall’inserimento nel circuito giudiziario o, viceversa, dalla mancata partecipazione ad uno o più step dell’attività procedimentale. Tipica fattispecie espressione del danno da inclusione nell’attività procedimentale è quella costituita dal c.d. danno “da esposizione mediatica”, amplificato dalla durata irragionevole dei processi. Tipico danno da esclusione dal processo è quello che può incidere sulla persona offesa, destinataria peraltro anche di un potenziale danno da inclusione. Quali i rimedi ipotizzabili rispetto alle predette fattispecie? In via teorica tali rimedi possono essere di carattere endoprocessuale od extraprocessuale. Quanto ai primi, si dovrebbero tradurre in sanzioni per la violazione da parte dei protagonisti del processo di canoni comportamentali che, pur non costituendo un illecito, sono potenzialmente produttivi di un pregiudizio. Si è già avuto modo di rilevare, tuttavia, che tali rimedi appaiono di difficile attuazione. Più agevole – almeno in linea teorica – pensare a rimedi che operino al di fuori del processo, essenzialmente in chiave indennitaria.

Indagini preliminari, danno da esposizione mediatica e tempi ragionevoli: fattispecie e rimedi

LORUSSO, SERGIO
2017-01-01

Abstract

In che maniera il potenziamento della fase delle indagini preliminari ha inciso sul danno da attività giudiziaria? In che modo ne ha aggravato l’incidenza concreta? Per rispondere a queste domande dobbiamo guardare alle fattispecie produttive di danno e alla loro operatività nella fase procedimentale. Tali fattispecie possono essere ricomprese in due grandi categorie: quelle del danno derivante da inclusione nel processo e quelle del danno derivante da esclusione dal processo (più in particolare, da alcune sue attività caratterizzanti). Il pregiudizio, difatti, può scaturire sic et simpliciter dall’inserimento nel circuito giudiziario o, viceversa, dalla mancata partecipazione ad uno o più step dell’attività procedimentale. Tipica fattispecie espressione del danno da inclusione nell’attività procedimentale è quella costituita dal c.d. danno “da esposizione mediatica”, amplificato dalla durata irragionevole dei processi. Tipico danno da esclusione dal processo è quello che può incidere sulla persona offesa, destinataria peraltro anche di un potenziale danno da inclusione. Quali i rimedi ipotizzabili rispetto alle predette fattispecie? In via teorica tali rimedi possono essere di carattere endoprocessuale od extraprocessuale. Quanto ai primi, si dovrebbero tradurre in sanzioni per la violazione da parte dei protagonisti del processo di canoni comportamentali che, pur non costituendo un illecito, sono potenzialmente produttivi di un pregiudizio. Si è già avuto modo di rilevare, tuttavia, che tali rimedi appaiono di difficile attuazione. Più agevole – almeno in linea teorica – pensare a rimedi che operino al di fuori del processo, essenzialmente in chiave indennitaria.
2017
978-88-9210715-1
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/355055
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