Le amministrazioni pubbliche possono distruggere “valore pubblico”, anziché crearlo, nei casi in cui si dimostrano inefficienti, incapaci di conseguire gli obiettivi programmati, poco attente al tema della qualità dei servizi, restie alla diffusione di dati e informazioni riguardanti le attività svolte, gli organi, i dirigenti e il restante personale; quando mettono a rischio i loro fragilissimi equilibri finanziari, quando rimangono coinvolte in scandali di vario tipo, ecc. Nella visione “performance-based” del management pubblico sia gli organi di indirizzo politico-amministrativo sia i dirigenti concorrono alla creazione/distruzione di valore pubblico, per le decisioni che assumono, per i comportamenti che tengono, per il modo con cui si pongono nei confronti dell’amministrazione e dei suoi vari portatori di interesse. Nel presente lavoro, il cardine su cui ruota l’intera discussione consiste nell’introduzione di logiche aziendali nelle amministrazioni pubbliche, logiche che possono consentire agli organi di governo, ai dirigenti e, in generale, a tutto il personale di meglio operare nell’interesse delle comunità amministrate, sfruttando gli spazi di autonomia decisionale loro concessi, da cui discende l’assunzione di precise responsabilità di risultato. Il capitolo primo, si sofferma sui tratti distintivi del management pubblico, nel tentativo di offrirne una definizione operazionalizzabile, che dia cioè la possibilità di tradurre concetti teorici in variabili osservabili e misurabili. Nei capitoli secondo e terzo si discute dei temi della performance e dell’innovazione manageriale, mentre i capitoli quarto e quinto polarizzano l’attenzione sui compiti e sulle responsabilità del management pubblico, anche alla luce della recente “Riforma Madia della PA” (l. 124/2015).
Management Pubblico. Una visione performance-based
ANGIOLA, NUNZIO;BIANCHI, PIERVITO
2015-01-01
Abstract
Le amministrazioni pubbliche possono distruggere “valore pubblico”, anziché crearlo, nei casi in cui si dimostrano inefficienti, incapaci di conseguire gli obiettivi programmati, poco attente al tema della qualità dei servizi, restie alla diffusione di dati e informazioni riguardanti le attività svolte, gli organi, i dirigenti e il restante personale; quando mettono a rischio i loro fragilissimi equilibri finanziari, quando rimangono coinvolte in scandali di vario tipo, ecc. Nella visione “performance-based” del management pubblico sia gli organi di indirizzo politico-amministrativo sia i dirigenti concorrono alla creazione/distruzione di valore pubblico, per le decisioni che assumono, per i comportamenti che tengono, per il modo con cui si pongono nei confronti dell’amministrazione e dei suoi vari portatori di interesse. Nel presente lavoro, il cardine su cui ruota l’intera discussione consiste nell’introduzione di logiche aziendali nelle amministrazioni pubbliche, logiche che possono consentire agli organi di governo, ai dirigenti e, in generale, a tutto il personale di meglio operare nell’interesse delle comunità amministrate, sfruttando gli spazi di autonomia decisionale loro concessi, da cui discende l’assunzione di precise responsabilità di risultato. Il capitolo primo, si sofferma sui tratti distintivi del management pubblico, nel tentativo di offrirne una definizione operazionalizzabile, che dia cioè la possibilità di tradurre concetti teorici in variabili osservabili e misurabili. Nei capitoli secondo e terzo si discute dei temi della performance e dell’innovazione manageriale, mentre i capitoli quarto e quinto polarizzano l’attenzione sui compiti e sulle responsabilità del management pubblico, anche alla luce della recente “Riforma Madia della PA” (l. 124/2015).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.