Negli ultimi sessant’anni le abitudini alimentari dei consumatori sono cambiate radicalmente. Frutta e verdura, ad esempio, sono passate da mero nutrimento ad oggetto di consumo edonistico la cui produzione è orientata non più a varietà locali ma ad altre provenienti da tutto il mondo. Le scelte sono effettuate prevalentemente per le caratteristiche estetiche del prodotto come pezzatura, colore ed aspetto esterno piuttosto che per il sapore o il legame con il territorio. Sono privilegiati i vegetati di grosse dimensioni, privi di difetti e ottenuti mediante un sistema di coltivazione intensivo ad elevato consumo di risorse ed impatto ambientale. Fortunatamente negli ultimi tempi c’è stata la riscoperta del cibo “sano”, in grado di prevenire le patologie, grazie ad una maggiore informazione e sensibilità del consumatore circa gli aspetti salutistici degli alimenti. Inoltre i consumatori sono attenti a ciò che mangiano, all’origine dei prodotti, alla tradizione, alla territorialità ed alla salvaguardia della biodiversità. Per questi motivi nell’attuale mercato agro-alimentare è aumenta l’esigenza sia di fornire prodotti con standard qualitativi e di sicurezza più elevati che in passato, sia di tutelare il consumatore e l’ambiente. Il tale contesto il presente libro esamina tre differenti colture: il nespolo, il lupino e la canapa, considerate per lo più marginali rispetto ad altre più redditizie come la pesca, la fragola, l’uva da tavola, il pomodoro, ecc. Tali “antiche” colture, grazie alla loro rusticità ed eccellenti caratteristiche nutrizionali, potrebbero contribuire allo sviluppo territoriale pugliese, alla tutela dell’ambiente mediterraneo, al miglioramento della salute del consumatore e all’incremento del reddito degli agricoltori. Quest’ultimo aspetto potrebbe rappresentare un valido strumento per ridurre lo spopolamento e l’abbandono delle attività agricole nelle zone marginali, fenomeno registrato negli ultimi decenni soprattutto nelle aree svantaggiate. Inoltre la riscoperta di tali specie permetterebbe di estendere i concetti di conservazione e valorizzazione delle specie vegetali di interesse agricolo, contribuendo alla riduzione dell’erosione genetica. Si ritiene, infine, che oltre alle azioni precedentemente suggerite la valorizzazione del nespolo, canapa e lupino debba essere sostenuta da investimenti diretti, alla conoscenza, all’innovazione tecnologica, al miglioramento genetico e alla ottimizzazione della gestione agronomica con il supporto e collaborazione tra gli Enti di promozione locali, l’Università e gli agricoltori.

Il Nespolo del Giappone (Eriobotrys japonica L.)

RANA, ROBERTO LEONARDO
2015-01-01

Abstract

Negli ultimi sessant’anni le abitudini alimentari dei consumatori sono cambiate radicalmente. Frutta e verdura, ad esempio, sono passate da mero nutrimento ad oggetto di consumo edonistico la cui produzione è orientata non più a varietà locali ma ad altre provenienti da tutto il mondo. Le scelte sono effettuate prevalentemente per le caratteristiche estetiche del prodotto come pezzatura, colore ed aspetto esterno piuttosto che per il sapore o il legame con il territorio. Sono privilegiati i vegetati di grosse dimensioni, privi di difetti e ottenuti mediante un sistema di coltivazione intensivo ad elevato consumo di risorse ed impatto ambientale. Fortunatamente negli ultimi tempi c’è stata la riscoperta del cibo “sano”, in grado di prevenire le patologie, grazie ad una maggiore informazione e sensibilità del consumatore circa gli aspetti salutistici degli alimenti. Inoltre i consumatori sono attenti a ciò che mangiano, all’origine dei prodotti, alla tradizione, alla territorialità ed alla salvaguardia della biodiversità. Per questi motivi nell’attuale mercato agro-alimentare è aumenta l’esigenza sia di fornire prodotti con standard qualitativi e di sicurezza più elevati che in passato, sia di tutelare il consumatore e l’ambiente. Il tale contesto il presente libro esamina tre differenti colture: il nespolo, il lupino e la canapa, considerate per lo più marginali rispetto ad altre più redditizie come la pesca, la fragola, l’uva da tavola, il pomodoro, ecc. Tali “antiche” colture, grazie alla loro rusticità ed eccellenti caratteristiche nutrizionali, potrebbero contribuire allo sviluppo territoriale pugliese, alla tutela dell’ambiente mediterraneo, al miglioramento della salute del consumatore e all’incremento del reddito degli agricoltori. Quest’ultimo aspetto potrebbe rappresentare un valido strumento per ridurre lo spopolamento e l’abbandono delle attività agricole nelle zone marginali, fenomeno registrato negli ultimi decenni soprattutto nelle aree svantaggiate. Inoltre la riscoperta di tali specie permetterebbe di estendere i concetti di conservazione e valorizzazione delle specie vegetali di interesse agricolo, contribuendo alla riduzione dell’erosione genetica. Si ritiene, infine, che oltre alle azioni precedentemente suggerite la valorizzazione del nespolo, canapa e lupino debba essere sostenuta da investimenti diretti, alla conoscenza, all’innovazione tecnologica, al miglioramento genetico e alla ottimizzazione della gestione agronomica con il supporto e collaborazione tra gli Enti di promozione locali, l’Università e gli agricoltori.
2015
9788896256671
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/334093
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