Il recupero del costo dell’acqua è uno degli elementi innovativi introdotti dalla Direttiva Quadro (60/2000), che impegna gli Stati membri entro il 2010 a un adeguato contributo al recupero dei costi dei servizi idrici a carico dei settori di impiego, tenendo conto del principio “chi inquina paga”. Si richiede agli enti deputati alla distribuzione (Consorzi di Bonifica) di introdurre nella gestione una definizione di costo che tiene conto di tutte le componenti di spesa sostenute: costi industriali, costi ambientali e costi della risorse. Tale configurazione permette di non trascurare alcun elemento del costo, ma necessita di un processo di attribuzione complesso e costoso (WATECO, 2002; Dono e Severini, 2006; Gallerani e Viaggi, 2006). Il processo di recepimento della Direttiva è stato rallentato da vari fattori, tra i quali spiccano le carenze organizzative e le lacune di informazioni di base sulle quali fondare le attività previste. Secondo i ranking ufficiali, l’Italia è classificata nelle peggiori posizioni e l’UE ha già avviato procedure di infrazione per mancato recepimento. L’agricoltura è il principale utilizzatore di acqua e compete con gli altri settori per il suo impiego. Recentemente si è registrata una pressione politica sempre più insistente affinché i servizi irrigui siano assoggettati ai sistemi di pagamento applicati per le altre attività produttive, ove sono già in uso tariffe di costo pieno. D’altra parte, le difficoltà di individuazione, calcolo e recupero del costo sono particolarmente acute in agricoltura, a causa della presenza di sistemi irrigui serviti da strutture di accumulo e distribuzione antiche e multiscopo, per le quali i costi di deprezzamento presentano seri problemi di stima; della prevalenza di modalità di tariffazione forfettaria, che ostacolano la ripartizione dei costi correlata all’effettivo consumo; delle carenze dei sistemi informativi degli enti di distribuzione . Tali difficoltà sono aggravate dalle peculiarità del mondo agricolo, costituito da imprese a carattere multifunzionale, di piccola dimensione e a gestione famigliare e in parte situate in aree svantaggiate, ragioni a favore di un regime di sostegno allo sviluppo agricolo e rurale (Dono, 2003). L’attività dell'Unità Operativa (UO) di Ferrara prevede una sistematizzazione metodologica e un'analisi empirica volta alla stima dei costi industriali degli enti gestori dell’accumulo e della distribuzione dell’acqua irrigua. La metodologia è basata su una classificazione dei costi industriali (costi correnti, quali il personale, la manutenzione ordinaria, l’energia; costi di deprezzamento, quali la manutenzione straordinaria e le quote di ammortamento degli impianti; costi d'uso del capitale, quali gli interessi sul valore degli impianti), e sulla loro rilevazione sul campo, ipotizzando diverse opzioni di tariffazione adottabili al fine del recupero dei costi, secondo i principi della direttiva quadro. Il progetto prevede una fase di inquadramento teorico-metodologico e una fase empirica, di analisi dei costi attraverso l’applicazione a due casi di studio, localizzati nei territori gestiti dal Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale (RA) e dal Consorzio Generale di Bonifica nella Provincia di Ferrara. Considerato che la teoria economica prevede che per favorire l’impiego efficiente di una risorsa, la tariffazione dovrebbe scaturire dall’incontro della domanda con l’offerta, la ricerca prevede la stima delle funzioni dei costi marginali che gli enti di distribuzione affrontano nelle diverse situazioni per fornire l’acqua irrigua alle aziende agricole. Le fasi del lavoro sono le seguenti: • Fase 1: Analisi dei sistemi agricoli e relativi...

Analisi dei costi per l’applicazione del principio di recupero del costo dei servizi idrici in agricoltura, in base alla Direttiva Quadro sulle Acque (60/2000).

ZANNI, GIACOMO
2008-01-01

Abstract

Il recupero del costo dell’acqua è uno degli elementi innovativi introdotti dalla Direttiva Quadro (60/2000), che impegna gli Stati membri entro il 2010 a un adeguato contributo al recupero dei costi dei servizi idrici a carico dei settori di impiego, tenendo conto del principio “chi inquina paga”. Si richiede agli enti deputati alla distribuzione (Consorzi di Bonifica) di introdurre nella gestione una definizione di costo che tiene conto di tutte le componenti di spesa sostenute: costi industriali, costi ambientali e costi della risorse. Tale configurazione permette di non trascurare alcun elemento del costo, ma necessita di un processo di attribuzione complesso e costoso (WATECO, 2002; Dono e Severini, 2006; Gallerani e Viaggi, 2006). Il processo di recepimento della Direttiva è stato rallentato da vari fattori, tra i quali spiccano le carenze organizzative e le lacune di informazioni di base sulle quali fondare le attività previste. Secondo i ranking ufficiali, l’Italia è classificata nelle peggiori posizioni e l’UE ha già avviato procedure di infrazione per mancato recepimento. L’agricoltura è il principale utilizzatore di acqua e compete con gli altri settori per il suo impiego. Recentemente si è registrata una pressione politica sempre più insistente affinché i servizi irrigui siano assoggettati ai sistemi di pagamento applicati per le altre attività produttive, ove sono già in uso tariffe di costo pieno. D’altra parte, le difficoltà di individuazione, calcolo e recupero del costo sono particolarmente acute in agricoltura, a causa della presenza di sistemi irrigui serviti da strutture di accumulo e distribuzione antiche e multiscopo, per le quali i costi di deprezzamento presentano seri problemi di stima; della prevalenza di modalità di tariffazione forfettaria, che ostacolano la ripartizione dei costi correlata all’effettivo consumo; delle carenze dei sistemi informativi degli enti di distribuzione . Tali difficoltà sono aggravate dalle peculiarità del mondo agricolo, costituito da imprese a carattere multifunzionale, di piccola dimensione e a gestione famigliare e in parte situate in aree svantaggiate, ragioni a favore di un regime di sostegno allo sviluppo agricolo e rurale (Dono, 2003). L’attività dell'Unità Operativa (UO) di Ferrara prevede una sistematizzazione metodologica e un'analisi empirica volta alla stima dei costi industriali degli enti gestori dell’accumulo e della distribuzione dell’acqua irrigua. La metodologia è basata su una classificazione dei costi industriali (costi correnti, quali il personale, la manutenzione ordinaria, l’energia; costi di deprezzamento, quali la manutenzione straordinaria e le quote di ammortamento degli impianti; costi d'uso del capitale, quali gli interessi sul valore degli impianti), e sulla loro rilevazione sul campo, ipotizzando diverse opzioni di tariffazione adottabili al fine del recupero dei costi, secondo i principi della direttiva quadro. Il progetto prevede una fase di inquadramento teorico-metodologico e una fase empirica, di analisi dei costi attraverso l’applicazione a due casi di studio, localizzati nei territori gestiti dal Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale (RA) e dal Consorzio Generale di Bonifica nella Provincia di Ferrara. Considerato che la teoria economica prevede che per favorire l’impiego efficiente di una risorsa, la tariffazione dovrebbe scaturire dall’incontro della domanda con l’offerta, la ricerca prevede la stima delle funzioni dei costi marginali che gli enti di distribuzione affrontano nelle diverse situazioni per fornire l’acqua irrigua alle aziende agricole. Le fasi del lavoro sono le seguenti: • Fase 1: Analisi dei sistemi agricoli e relativi...
2008
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