Con riferimento agli apparati teorici e teoretici della sociologia e della filosofia, il volume cerca di dare una definizione di spettacolarizzazione attraverso l’analisi di alcune delle sue manifestazioni. Nella convinzione che il significato e la funzione della spettacolarizzazione debbano essere valutate in conseguenza degli effetti prodotti in termini di nuovi linguaggi, identità, comportamenti, abitudini e pratiche sociali, la riflessione è complessivamente incentrata sullo studio dei risultati della materializzazione dell’esperienza umana quale processo di degenerazione consumistica che provoca la dispersione di riferimenti, di valori e di contenuti indispensabili per assicurare all’uomo la libertà di espressione e di critica. Traendo spunto dalla lezione di Guy Debord, per il quale lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra individui mediato da immagini, i saggi si interrogano ed al tempo stesso riflettono criticamente sulla possibilità che lo spettacolo, “forma storica del nostro tempo”, non si configuri come semplice orizzonte di senso edificato dall’uomo, ma come tessuto connettivo all’interno del quale il soggetto contemporaneo – lo spettatore, appunto – costruisce e costituisce le pratiche della propria esistenza e della propria identità. Spettacolo e spettacolarizzazione non sono dunque accidenti: non si possono aggirare od orientare attraverso la libera volontà dell’individuo. Spettacolo e spettacolarizzazione sono, invece, concezioni del mondo che si oggettivano in realtà effettuali, in forme vive del corpo, della società e degli attori sociali del nostro tempo. E quindi la spettacolarizzazione, quale attività inarrestabile e performante che senza sosta indirizza e conforma i soggetti nella contemporaneità, esplica la propria forza pervasiva proprio mettendo in luce il potere uniformante ed in-formante che la società nelle sue pluriverse manifestazioni esprime e sviluppa.
La città "indifferente": la difficile correlazione tra urbanistica e diritti sociali urbani
FANIZZA, FIAMMETTA
2013-01-01
Abstract
Con riferimento agli apparati teorici e teoretici della sociologia e della filosofia, il volume cerca di dare una definizione di spettacolarizzazione attraverso l’analisi di alcune delle sue manifestazioni. Nella convinzione che il significato e la funzione della spettacolarizzazione debbano essere valutate in conseguenza degli effetti prodotti in termini di nuovi linguaggi, identità, comportamenti, abitudini e pratiche sociali, la riflessione è complessivamente incentrata sullo studio dei risultati della materializzazione dell’esperienza umana quale processo di degenerazione consumistica che provoca la dispersione di riferimenti, di valori e di contenuti indispensabili per assicurare all’uomo la libertà di espressione e di critica. Traendo spunto dalla lezione di Guy Debord, per il quale lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra individui mediato da immagini, i saggi si interrogano ed al tempo stesso riflettono criticamente sulla possibilità che lo spettacolo, “forma storica del nostro tempo”, non si configuri come semplice orizzonte di senso edificato dall’uomo, ma come tessuto connettivo all’interno del quale il soggetto contemporaneo – lo spettatore, appunto – costruisce e costituisce le pratiche della propria esistenza e della propria identità. Spettacolo e spettacolarizzazione non sono dunque accidenti: non si possono aggirare od orientare attraverso la libera volontà dell’individuo. Spettacolo e spettacolarizzazione sono, invece, concezioni del mondo che si oggettivano in realtà effettuali, in forme vive del corpo, della società e degli attori sociali del nostro tempo. E quindi la spettacolarizzazione, quale attività inarrestabile e performante che senza sosta indirizza e conforma i soggetti nella contemporaneità, esplica la propria forza pervasiva proprio mettendo in luce il potere uniformante ed in-formante che la società nelle sue pluriverse manifestazioni esprime e sviluppa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.