Il contributo ricostruisce in maniera sintetica le vicende dell'integrazione europea, dalla fase pioneristica tra le due guerre mondiali, la Conferenza dell'Aia, il piano Schuman, la nascita della CECA, fino ai Trattati di Lisbona. Accanto a una preoccupazione esplicativa, quella di orientare il lettore nella complessa e cangiante architettura delle istituzioni europee, evidenziandone il funzionamento , gli scopi, il bilancio, il più recente orientamento politico, il saggio mette in risalto i motivi dell'europeismo, le sue ragioni, le personalità che lo hanno promosso, le sue accelerazioni, i momenti di crisi. L’Unione europea, nelle forme rinnovate assunte il primo dicembre 2009 con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, sta per inaugurare il suo quarto anno di vita. È ancora vivo il “sogno europeo”? Ha qualcosa da dire al mondo globalizzato e in crisi del XXI secolo? Molti europei assistono indifferenti alla vita dell’Unione. Altri mostrano apertamente la loro ostilità, augurandosi la prematura scomparsa di questa nuova e più ambiziosa forma di Comunità, orfana della Costituzione rigettata dal “no” francese e olandese del 2005. Sono i sempre più numerosi aderenti ai partiti di estrema destra, xenofobi, intolleranti, talvolta apertamente neofascisti e tutti, immancabilmente, nemici giurati dell’europeismo, in crescita a est e ad ovest: nel Parlamento austriaco (gli xenofobi della FPÖ hanno 34 seggi), danese (Danske Folkeparti, 22 seggi e un rilevante potere di condizionamento delle coalizioni governative), ungherese (i neonazisti di Jobbik sono il terzo partito con 47 seggi) svedese (la novità: la SD ha il 5,7% e 20 seggi). E occorrerebbe parlare delle analoghe realtà presenti in Grecia, Francia, Gran Bretagna, Olanda e altrove. Per rilanciare la casa comune occorre tornare alle origini, ai motivi ispiratori, ai padri fondatori.
La costruzione dell'Unione europea
PICCIAREDDA, STEFANO
2012-01-01
Abstract
Il contributo ricostruisce in maniera sintetica le vicende dell'integrazione europea, dalla fase pioneristica tra le due guerre mondiali, la Conferenza dell'Aia, il piano Schuman, la nascita della CECA, fino ai Trattati di Lisbona. Accanto a una preoccupazione esplicativa, quella di orientare il lettore nella complessa e cangiante architettura delle istituzioni europee, evidenziandone il funzionamento , gli scopi, il bilancio, il più recente orientamento politico, il saggio mette in risalto i motivi dell'europeismo, le sue ragioni, le personalità che lo hanno promosso, le sue accelerazioni, i momenti di crisi. L’Unione europea, nelle forme rinnovate assunte il primo dicembre 2009 con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, sta per inaugurare il suo quarto anno di vita. È ancora vivo il “sogno europeo”? Ha qualcosa da dire al mondo globalizzato e in crisi del XXI secolo? Molti europei assistono indifferenti alla vita dell’Unione. Altri mostrano apertamente la loro ostilità, augurandosi la prematura scomparsa di questa nuova e più ambiziosa forma di Comunità, orfana della Costituzione rigettata dal “no” francese e olandese del 2005. Sono i sempre più numerosi aderenti ai partiti di estrema destra, xenofobi, intolleranti, talvolta apertamente neofascisti e tutti, immancabilmente, nemici giurati dell’europeismo, in crescita a est e ad ovest: nel Parlamento austriaco (gli xenofobi della FPÖ hanno 34 seggi), danese (Danske Folkeparti, 22 seggi e un rilevante potere di condizionamento delle coalizioni governative), ungherese (i neonazisti di Jobbik sono il terzo partito con 47 seggi) svedese (la novità: la SD ha il 5,7% e 20 seggi). E occorrerebbe parlare delle analoghe realtà presenti in Grecia, Francia, Gran Bretagna, Olanda e altrove. Per rilanciare la casa comune occorre tornare alle origini, ai motivi ispiratori, ai padri fondatori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.