L’attenzione nei confronti del gioco ha raggiunto il suo apice negli anni Novanta del Novecento e il testo degli Orientamenti del 1991 rappresenta la testimonianza più evidente della necessità, da più parti avvertita, di dare voce ai bisogni formativi e ai diritti imprescindibili e fondamentali dell’infanzia 3-6 anni. Questa consapevolezza ha indotto la scuola dell’infanzia a riconoscere la necessità di predisporre percorsi metodologico-didattici che a partire dai bisogni ludico-esplorativi del bambino possano avviare nuovi e multiformi processi di costruzione di un pensiero scientifico che sappia configurarsi anche come “ludicamente” flessibile, problematico e aperto ai processi di analisi del reale. Il contributo si sofferma, nello specifico, sull'analisi di un'immagine di scuola nella quale il gioco, ovvero la dimensione motoria che lo connota e lo rende tale, offra sempre più nuove e più concrete occasioni di costruzione di un pensiero divergente, inteso come capacità di apprendere in modo creativo, di interpretare la realtà e di ricostruirla attraverso l’uso dialettico e sinergico di un’intelligenza analitico-sintetica e pratico-contestuale. Particolare attenzione viene riservata alle teorie sviluppate da Piaget e Vygotskij sulla valenza educativa del gioco come attività propedeutica e indispensabile nei processi di costruzione del pensiero nonchè sul rapporto tra gioco, motricità e sviluppo intellettivo, su cui il contributo si sofferma in modo particolare.
Il laboratorio del gioco e del giocattolo
DE SERIO, BARBARA
2004-01-01
Abstract
L’attenzione nei confronti del gioco ha raggiunto il suo apice negli anni Novanta del Novecento e il testo degli Orientamenti del 1991 rappresenta la testimonianza più evidente della necessità, da più parti avvertita, di dare voce ai bisogni formativi e ai diritti imprescindibili e fondamentali dell’infanzia 3-6 anni. Questa consapevolezza ha indotto la scuola dell’infanzia a riconoscere la necessità di predisporre percorsi metodologico-didattici che a partire dai bisogni ludico-esplorativi del bambino possano avviare nuovi e multiformi processi di costruzione di un pensiero scientifico che sappia configurarsi anche come “ludicamente” flessibile, problematico e aperto ai processi di analisi del reale. Il contributo si sofferma, nello specifico, sull'analisi di un'immagine di scuola nella quale il gioco, ovvero la dimensione motoria che lo connota e lo rende tale, offra sempre più nuove e più concrete occasioni di costruzione di un pensiero divergente, inteso come capacità di apprendere in modo creativo, di interpretare la realtà e di ricostruirla attraverso l’uso dialettico e sinergico di un’intelligenza analitico-sintetica e pratico-contestuale. Particolare attenzione viene riservata alle teorie sviluppate da Piaget e Vygotskij sulla valenza educativa del gioco come attività propedeutica e indispensabile nei processi di costruzione del pensiero nonchè sul rapporto tra gioco, motricità e sviluppo intellettivo, su cui il contributo si sofferma in modo particolare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.