Rievocare la vicenda umana e scientifica di Vincenzo de Romita è cosa non facile. Scarsissimi i dati biografici, non numerose le immagini rimaste, pochi i libri superstiti della sua biblioteca. Eppure questa figura, sollecita una nuova attenzione .Intanto perché figura unica di naturalista nel panorama barese di fine ‘800, noto negli ambienti scientifici italiani ed anche all’estero; e poi perché di lui ci parlano due importanti collezioni, una custodita presso il Museo archeologico provinciale e l’altra ospitata presso l’Istituto Tecnico “Pitagora” di Bari. Sono due raccolte, una di reperti neolitici, l’altra zoologica, costruite con sapienza, ma soprattutto con uno straordinario impegno personale. La seconda, in particolare, mentre testimonia di un immane lavoro ci ricorda dolorosamente il tempo trascorso e l’incuria che si è tradotta nella rovina e forse nella perdita definitiva di tanti reperti.Fra quei reperti, integri o guasti che siano, si può risentire la voce di una stagione pionieristica e carica di attese che le scienze naturali conobbero a fine secolo e a cui non furono estranee istanze di conservazione e tutela. E si può tentare di ritrovare l’immagine di uno studioso modesto eppure ambizioso, forse non paragonabile ai grandi maestri del tempo ma instancabile e sensibile ricercatore. Questa immagine che piano piano, a fatica, è riemersa dal passato si è infine manifestata come suggestiva e seducente: un giovane professore che perlustrava lontane contrade, si calava spericolatamente in grotte e gravine o cercava sulle rive del mare le pietre utilizzate dai nostri antenati; che catturava i serpenti con le mani e coabitava con uno scimpanzé mentre osservava le abitudini di un capovaccaio nutrendolo di carne, pasta ..e legumi. Un borghese rispettabile infine, viaggiatore instancabile, insegnante rigoroso, padre e patriarca. Un uomo che morì come aveva sperato, e come si disse nella sua commemorazione, d’improvviso ed in piena attività: essendo, insomma, “vivo”.

Storia di un naturalista

ZELLER, PETER
2010-01-01

Abstract

Rievocare la vicenda umana e scientifica di Vincenzo de Romita è cosa non facile. Scarsissimi i dati biografici, non numerose le immagini rimaste, pochi i libri superstiti della sua biblioteca. Eppure questa figura, sollecita una nuova attenzione .Intanto perché figura unica di naturalista nel panorama barese di fine ‘800, noto negli ambienti scientifici italiani ed anche all’estero; e poi perché di lui ci parlano due importanti collezioni, una custodita presso il Museo archeologico provinciale e l’altra ospitata presso l’Istituto Tecnico “Pitagora” di Bari. Sono due raccolte, una di reperti neolitici, l’altra zoologica, costruite con sapienza, ma soprattutto con uno straordinario impegno personale. La seconda, in particolare, mentre testimonia di un immane lavoro ci ricorda dolorosamente il tempo trascorso e l’incuria che si è tradotta nella rovina e forse nella perdita definitiva di tanti reperti.Fra quei reperti, integri o guasti che siano, si può risentire la voce di una stagione pionieristica e carica di attese che le scienze naturali conobbero a fine secolo e a cui non furono estranee istanze di conservazione e tutela. E si può tentare di ritrovare l’immagine di uno studioso modesto eppure ambizioso, forse non paragonabile ai grandi maestri del tempo ma instancabile e sensibile ricercatore. Questa immagine che piano piano, a fatica, è riemersa dal passato si è infine manifestata come suggestiva e seducente: un giovane professore che perlustrava lontane contrade, si calava spericolatamente in grotte e gravine o cercava sulle rive del mare le pietre utilizzate dai nostri antenati; che catturava i serpenti con le mani e coabitava con uno scimpanzé mentre osservava le abitudini di un capovaccaio nutrendolo di carne, pasta ..e legumi. Un borghese rispettabile infine, viaggiatore instancabile, insegnante rigoroso, padre e patriarca. Un uomo che morì come aveva sperato, e come si disse nella sua commemorazione, d’improvviso ed in piena attività: essendo, insomma, “vivo”.
2010
9788880828754
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11369/10530
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