Il commento affronta un tema molto dibattuto in dottrina e giurisprudenza: l’individuazione dei parametri che consentono di identificare la nozione giuridica di area edificabile. La ricostruzione prende le mosse dall’art. 5 bis, d.l. 11 luglio 1992, n. 333, convertito con modificazioni nella legge 8 agosto 1992, n. 359, che ha costituito per lungo tempo il principale indice normativo di riferimento, le cui indicazioni sono approfondite sia alla luce della giurisprudenza e del dibattito dottrinale che si sono sviluppati in merito, sia con riferimento alla (allora) recente entrata in vigore (30 giugno 2003) del testo unico in materia di espropriazione (D.P.R. 8 giugno 2001 n. 327) che ha ripreso sostanzialmente il contenuto dell’articolo 5 bis. Il lavoro mette in evidenza come la generale e rigida bipartizione dei suoli (prima “agricoli ed edificabili”, ora, con il testo unico, “non edificabili ed edificabili”) e soprattutto i rigorosi criteri di valutazione della condizione di edificabilità di un’area siano funzionali all’applicazione delle regole sulla determinazione dell’indennità di esproprio, che non può non considerare le qualità che un suolo già possiede, cioè le attuali e giuridicamente possibili utilizzazioni economiche che di quell’area il proprietario può scegliere. Una rigidità e una risposta, quindi, che non sarebbero funzionali alla soluzione di altro problema come è quello dell’identificazione di aree potenzialmente e tutte ugualmente interessate – trovandosi nella medesima situazione di fatto e di diritto – ad un processo di espansione urbana o di trasformazione urbanistica.

Il concetto di area edificabile nella giurisprudenza e nel T.U. espropriazione

COLONNA, VINCENZO
2004-01-01

Abstract

Il commento affronta un tema molto dibattuto in dottrina e giurisprudenza: l’individuazione dei parametri che consentono di identificare la nozione giuridica di area edificabile. La ricostruzione prende le mosse dall’art. 5 bis, d.l. 11 luglio 1992, n. 333, convertito con modificazioni nella legge 8 agosto 1992, n. 359, che ha costituito per lungo tempo il principale indice normativo di riferimento, le cui indicazioni sono approfondite sia alla luce della giurisprudenza e del dibattito dottrinale che si sono sviluppati in merito, sia con riferimento alla (allora) recente entrata in vigore (30 giugno 2003) del testo unico in materia di espropriazione (D.P.R. 8 giugno 2001 n. 327) che ha ripreso sostanzialmente il contenuto dell’articolo 5 bis. Il lavoro mette in evidenza come la generale e rigida bipartizione dei suoli (prima “agricoli ed edificabili”, ora, con il testo unico, “non edificabili ed edificabili”) e soprattutto i rigorosi criteri di valutazione della condizione di edificabilità di un’area siano funzionali all’applicazione delle regole sulla determinazione dell’indennità di esproprio, che non può non considerare le qualità che un suolo già possiede, cioè le attuali e giuridicamente possibili utilizzazioni economiche che di quell’area il proprietario può scegliere. Una rigidità e una risposta, quindi, che non sarebbero funzionali alla soluzione di altro problema come è quello dell’identificazione di aree potenzialmente e tutte ugualmente interessate – trovandosi nella medesima situazione di fatto e di diritto – ad un processo di espansione urbana o di trasformazione urbanistica.
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