La trattatistica, così attenta all’elaborazione di codici comportamentali improntati alla gentilezza, all’onore ed all’onestà, declina a partire dalla seconda metà del secolo XIII una serie di ensenhaments che ben rappresentano la nuova pedagogia aristocratica , volta a definire aspetti e manifestazioni del vivere civile. La nozione sociale di “nobiltà” rinviene il suo sostrato ideologico e morale nelle idee di cavalleria e cortesia , osmoticamente unite per formulare un preciso codice etico, un corpus organico di norme che regolino in modo paradigmatico il suo modus vivendi, attraverso un progressivo affinamento culturale , ed una separazione sempre più netta – per maniere, abiti, passatempi, costumi ed usanze – dagli strati umili della società feudale, non a caso oggetto di pervasiva e costante stigmatizzazione attraverso la figura del vilain. Cortesia e villania vengono in tal modo a rappresentare i due poli antitetici di un uni-verso che, in una metamorfosi che profetizza già i nuovi tempi, si avvia a non etichettare più in modo rigido ed esclusivo le archetipiche tipologie umane, ma annuncia la disgiunzione del codice etico dall’appartenenza sociale: si noti tale iter in particolare nelle forme di narrazione che enfatizzano la saggezza e la prudenza anche in coloro che sono di infima origine, così come il signore feudale può talvolta abbassarsi a compiere atti spregevoli, degradandosi dal suo rango.

Ensenhaments, cortesia e virtù nei Dits di Baudoin de Condé

Antonella Cagnolati
2018-01-01

Abstract

La trattatistica, così attenta all’elaborazione di codici comportamentali improntati alla gentilezza, all’onore ed all’onestà, declina a partire dalla seconda metà del secolo XIII una serie di ensenhaments che ben rappresentano la nuova pedagogia aristocratica , volta a definire aspetti e manifestazioni del vivere civile. La nozione sociale di “nobiltà” rinviene il suo sostrato ideologico e morale nelle idee di cavalleria e cortesia , osmoticamente unite per formulare un preciso codice etico, un corpus organico di norme che regolino in modo paradigmatico il suo modus vivendi, attraverso un progressivo affinamento culturale , ed una separazione sempre più netta – per maniere, abiti, passatempi, costumi ed usanze – dagli strati umili della società feudale, non a caso oggetto di pervasiva e costante stigmatizzazione attraverso la figura del vilain. Cortesia e villania vengono in tal modo a rappresentare i due poli antitetici di un uni-verso che, in una metamorfosi che profetizza già i nuovi tempi, si avvia a non etichettare più in modo rigido ed esclusivo le archetipiche tipologie umane, ma annuncia la disgiunzione del codice etico dall’appartenenza sociale: si noti tale iter in particolare nelle forme di narrazione che enfatizzano la saggezza e la prudenza anche in coloro che sono di infima origine, così come il signore feudale può talvolta abbassarsi a compiere atti spregevoli, degradandosi dal suo rango.
2018
978-88-9355-056-7
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