L’articolo individua nel Risanamento tardo-ottocentesco una cesura significativa nella storia di Napoli “città di mare”. Le comunità di pescatori che da secoli popolano i quartieri litoranei della città subiscono una progressiva marginalizzazione per effetto del ridisegno urbanistico della fascia costiera finalizzato a più lucrosi utilizzi della risorsa-mare. Il ruolo di queste comunità nella costruzione dell’identità marittima della città, e, viceversa, quello del territorio nella riproduzione della loro identità comunitaria, vengono meno per effetto di un intervento deliberato di politica urbanistica. Ma, d’altro canto, tale intervento si configura come la sanzione di un processo di ben più lungo periodo: la destrutturazione produttiva delle comunità di pesca, attività di sussistenza che assorbe l’eccedente manodopera precaria della città sovrappopolata, le rende una delle componenti più deboli del tessuto popolare urbano, pura sopravvivenza comunitaria che funge da ostacolo all’affermazione, pur parziale e contraddittoria, del modello socio-spaziale della città “liberale”.

Il mare e la città: comunità pescherecce e trasformazione urbana nella Napoli contemporanea

CLEMENTE, ALIDA
2002-01-01

Abstract

L’articolo individua nel Risanamento tardo-ottocentesco una cesura significativa nella storia di Napoli “città di mare”. Le comunità di pescatori che da secoli popolano i quartieri litoranei della città subiscono una progressiva marginalizzazione per effetto del ridisegno urbanistico della fascia costiera finalizzato a più lucrosi utilizzi della risorsa-mare. Il ruolo di queste comunità nella costruzione dell’identità marittima della città, e, viceversa, quello del territorio nella riproduzione della loro identità comunitaria, vengono meno per effetto di un intervento deliberato di politica urbanistica. Ma, d’altro canto, tale intervento si configura come la sanzione di un processo di ben più lungo periodo: la destrutturazione produttiva delle comunità di pesca, attività di sussistenza che assorbe l’eccedente manodopera precaria della città sovrappopolata, le rende una delle componenti più deboli del tessuto popolare urbano, pura sopravvivenza comunitaria che funge da ostacolo all’affermazione, pur parziale e contraddittoria, del modello socio-spaziale della città “liberale”.
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